"Nella mente di un superficiale" di Generoso di Biase, Graus Edizioni.
di Pino Cotarelli
Come nasce questo libro?
Credo
nasca dal fastidio di scorgere degli schemi precostituiti e niente affatto
validi. Forse, la nostra società, distruggendo, e a buona ragione, molti dei
pregiudizi sbagliati su grandi tematiche che ci portavamo come insopportabile
peso da troppo tempo, abbia un po’ lasciato a se stesso, forse
sopravvalutandolo, l’individuo e, soprattutto, l’individuo nel suo quotidiano.
Da qui, il ricorso a mille schemi, piuttosto posticci, per vedersi migliore o
forse per non vedersi affatto, ergo
per non misurarsi con la realtà. Inevitabile una grande inclinazione al
giudizio sugli altri e poco su se stessi
Quanto ti riconosci in questa storia?
Ho voluto essere cronista dei nostri
tempi, dei miei tempi, impossibile non riconoscersi. Non era mia intenzione
raccontare una favola. Credo di non averla raccontata.
Perché un dialogo diretto con il lettore?
Non
volevo dare via di fuga a chi è incline (la maggior parte) a conferirsi
un’immagine dopata di sé, vivendo una vita fuori dalla realtà. Ritengo che il
primo passo perché le cose cambino, preferibilmente in meglio, non possa che
essere un’attenta lettura del mondo che ci circonda. Questo non può non
implicare che un’approfondita consapevolezza del proprio Io. Cosa di meglio di
un confronto diretto, semmai anche con strattoni e grida perché questa
nutritissima categoria di persone, abituata a mettere il silenziatore alla voce
della propria coscienza, ti ascolti?
La superficialità a tinte forti che fa risaltare le profonde riflessioni
interiori del protagonista, è intenzionale?
Intenzionale
è stato raccontare tutto ciò che vive e pensa il protagonista in quell’arco di
tempo riportato nel romanzo. Un protagonista che avverte i giudizi e ha deciso che
fosse giunto il momento affinché tali giudizi poggiassero su qualcosa di
concreto: il racconto senza peli sulla lingua di se stesso e della vita che
conduce. Non si è, però, fatto mancare lo sfizio di esprimere ciò che pensa degli
stessi potenziali lettori, alcuni dei quali coinvolti nella vicenda raccontata.
Quanto siano profonde le riflessioni e superficiali le gesta, sarà appunto
oggetto di esame e giudizio da parte del lettore
Una visione della donna come solo oggetto della bellezza e del sesso?
Niente
affatto. Una visione paritaria della donna che ha diritto ad essere se stessa,
anche superficiale. Raccontare il proprio primitivo non può e non deve essere
un tabù, dovrebbe piuttosto esserlo l’ammantarlo di inutili sovrastrutture.
Esaltare o demonizzare la natura dell’uno o dell’altro genere credo sia
l’ostacolo più arduo da superare per raggiungere la piena parità, se non da un
punto di vista sociale sicuramente culturale. Ciò che ho inteso fare è stato
mettere sotto la lente di ingrandimento il ricorso, ancora oggi, alla falsità
anche con se stessi pur di salvare le trite e ritrite apparenze.
Quale lo scopo finale della vita frenetica dell’avvocato De Chirico?
Lui non
ha mete da raggiungere. Lui ha voglia di scoprirsi e capire innanzitutto se
stesso. Non nasconde nulla al lettore, conseguentemente non nasconde nulla a se
stesso, comprese le sconfitte e i dolori di cui teme di esserne il principale
artefice. Nel frattempo, si inventa la vita con quello che la vita gli concede
piuttosto che piangersi addosso.
La sua immaturità è solo apparente?
Per rispondere a questa domanda, dovremmo
stabilire una volta per tutte in cosa si identifica la maturità. Se la si
rinviene in una vita equilibrata da, appunto, mille sovrastrutture o dalla
incapacità più o meno colpevole di capirsi e capire, a fronte di successi
pragmatici, allora ci troviamo di fronte ad un uomo assolutamente immaturo. Se,
invece, sta nella capacità e nel desiderio di capire la realtà sia intima che
esterna, credo che lui sia in grande vantaggio rispetto alla maggior parte
delle persone in quanto a maturità. Dolori ne prova e non li attutisce. Lui, forse,
ha il grande torto di vivere nel suo piccolo e tra mille difficoltà da
protagonista. Viviamo una società, questa sì immatura, che il protagonismo, ad
una persona vulnerabile (solo e con scarsi mezzi economici), un po' fuori dai
suoi schemi, nel corso dei secoli non lo ho mai perdonato.
Unico rimorso quello di essere mancato alle attese della figlia?
Vive,
nonostante tutto, la grande paura di far del male inconsapevolmente, anzi no,
ingiustamente, da qui nascono le feroci disamine della propria condizione.
Naturalmente, la paura diventa terrore per quanto causato alla figlia. In
questo caso, però, il solo dolore è già certezza della colpa.
Il pianto come unica valvola di sfogo di un egocentrico superficiale?
Il pianto
non è poco come sfogo. Soprattutto se a confessarlo è un superficiale. Uno che
non vuole suscitare tenerezza o peggio pietà, egocentrico com’è, fa un gesto
eroico a confessarlo. Evidentemente quel successo che ottiene, però, non lo
dimentichiamo con la complicità di tanti benpensanti, sodali o vittime che
siano, non lo soddisfa affatto. Perché piangere, altrimenti?
Hai un tuo giudizio sul protagonista?
Credo che
traspaia dalle risposte finora date in questa intervista. Al di là del giudizio
che ciascuno ne darà, ritengo sia molto meno giudicabile di tutti gli altri
personaggi che si affacciano nel romanzo. Etichettarlo in un modo anziché in un
altro, risulta difficile per le tante sfaccettature della personalità. Lo si
giudica più per il successo, meritato o meno, vero o falso, poco importa, che
ha con le donne (che lui, però, analizza con feroce ironia), che non per i
mille altri pensieri ed una certa dose di severità che ha con se stesso.
Severità che credo onestamente abbiano in pochi, ancor meno ne avrebbe chi
vivesse la sua condizione.
Perché il lettore dovrebbe compare questo libro?
Credo che
vada comprato da chiunque voglia gettare uno sguardo sulla nostra società.
Anche per ritrovarsi. E qualunque sia la posizione che occupa, anche la più
scomoda, potrebbe trarre vantaggio vederla analizzata da un diverso punto di
vista, seppure quello di un superficiale. Ad ogni modo, non ho timore di
affermare che si tratta di un libro assolutamente vero, sia nel linguaggio,
spesso non politicamente corretto; si tenga però conto che è una mente a
parlare. Non si forza mai la mano nel raccontare. Mi permetto di aggiungere,
per quanto finora raccolto tra i lettori, che qualunque emozione regali, anche
sgradevole, resta che si lascia leggere con piacere, tra riflessioni, fastidi e
risate.
Future produzioni editoriali?
Un po’
presto per poterlo affermare, molto preso dalla presentazione del romanzo,
appena uscito. Ho, però, la sensazione che la prossima fatica letteraria, sarà
una nuova raccolta di poesie, monologhi, dialoghi e brevi racconti, già messi
da parte, atteso anche qualche lusinghiero riconoscimento ricevuto, in particolare
dalle poesie
Esercita la professione di Avvocato, già Consigliere dell’Ordine degli
avvocati del Tribunale di Napoli Nord.
Precedentemente ha pubblicato due romanzi: Farfalle
Impazzite (Ed. Montag, 2010) e La Finestra Verde (ESI Edizioni
Scientifiche Italiane, 2013). A me che sono un nano è la sua prima
raccolta poetica (Graus Edizioni, 2020).
La Casa Editrice GRAUS EDIZIONI cerca di
valorizzare al meglio i suoi Autori, che siano essi conosciuti (dal calibro di
Alda Merini, Michele Prisco e Maurizio de Giovanni) o emergenti, e lo fa
attraverso una politica editoriale attenta alle esigenze dell’Autore che viene
seguito in un percorso che sottolinea il suo talento. Lo staff della casa
editrice segue, passo dopo passo, l’elaborazione del manoscritto, partendo da
un’attenta analisi del testo fino ad arrivare alla promozione attiva del
risultato finale. La Graus Edizioni è una casa editrice innovativa,
dinamica che promuove, inoltre, una collaborazione intensa e proficua con
le scuole italiane, al fine di avvicinare i ragazzi al mondo dei libri e della
cultura e di stimolare il loro approccio critico alla lettura di libri.
GRAUS EDIZIONI - Vico Seminario dei Nobili, 11 Napoli
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