RAMONA ADLER, EROINA INUSUALE - Atmosfere simboliche e oniriche nel romanzo di Anita Curci
di Fabio Gaudiosi
Al fianco di Ramona si distingue nel romanzo Marisa, personaggio che condivide con la protagonista uno stretto rapporto di amicizia, al corrente di molti dei chiaroscuri che distinguono la protagonista. Entrambe lavorano presso una casa editrice, la Vestalia, dove la Adler si distingue per le qualità quasi oracolari che ha nella predizione dei guadagni editoriali; qui la protagonista lavora da quasi dodici anni, da quando ha deciso di scappare da Messina dopo aver vissuto sulla propria pelle l’incidente fatale per entrambi i genitori, convincendosi che Napoli sarebbe stato il posto giusto da cui ripartire. A Napoli la protagonista svolge un vero e proprio percorso di rinascita, corrotto però dagli immancabili spettri del passato, che le fanno compagnia tanto nei sogni quanto nella realtà, anche attraverso la figura di Gabriel Greco, abile critico letterario nella realtà e amante della Adler nella dimensione divina. La millenaria passione che li travolge è infatti osteggiata dal destino, che li vorrebbe al contrario eternamente separati. Leggendo le pagine di questo libro sembra quasi di ritrovare quelle antiche riflessioni che Eschilo proponeva nelle sue opere, ammonendo gli uomini dell’estremo pericolo rappresentato dalla ubris, la tracotanza, la sfida agli dèi e al fato, che comportava fatali conseguenze. Un po’ solcando le stesse orme di Prometeo, la Adler sembra sfidare ciò che il destino ha disposto, in uno scenario però tipicamente romantico, fatto di tante tinte oscure che accompagnano il lettore pagina per pagina. Per questo non ci sembra affatto banale la scelta di individuare Greco nel capro (tragos in antico greco), animale che ha rappresentato l’origine etimologica della tragedia in Grecia. Ed è per questo che la Adler non può non affrontare anche lei una tragedia, personalissima e individuale, causata dalla sua sfida al destino, dalla volontà di scrivere la sua storia, di esercitare il libero arbitrio contro una sorte che non le è propria. Ramona Adler ha una necessità impellente di strappare la penna della vita dalla morsa del fato e lo fa (a differenza di un eroe come Prometeo che vuole che gli uomini conoscano la tecne al fine di evolverli nelle loro conoscenze, con un intento quindi solidaristico) per il disperato bisogno di amore, mossa da una necessità non solo ideologica o morale ma innanzitutto personale e autentica.
Non sono da meno anche quei dettagli che la Curci inserisce con sapienza nel suo romanzo, creando atmosfere simboliche intorno ai personaggi: suggestive quindi le descrizioni dei profumi con cui sceglie di colorare i luoghi di significati, come il timo nel primo capitolo, simbolo della forza vitale e del soffio della vita, accompagnato non a caso dalla piantaggine, alludendo alla menzogna da cui è circondata o ancora il geranio, che con la carica allusiva alla consolazione renderà l’ultimo capitolo ancora più denso e sconvolgente.
“L’inverno
di Ramona Adler” è un libro dove la protagonista svolge un percorso di maturazione
insieme al lettore, in un viaggio che li porterà a chiedersi fino a che punto
l’amore possa sfidare il destino, fino a che punto il libero arbitrio possa sfidare
la realtà, fino a che punto l’uomo possa sfidare la vita, persino la propria.
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