RAMONA ADLER, EROINA INUSUALE - Atmosfere simboliche e oniriche nel romanzo di Anita Curci

di Fabio Gaudiosi

Anita Curci torna nelle librerie con il suo nuovo romanzo “L’inverno di Ramona Adler” (11,80 euro), edito da Phoenix editore. Lo fa con un libro intenso, il primo di una saga che promette di svilupparsi in altri tre volumi e con cui porterà avanti i misteri e i conflitti della sua tormentata protagonista. Ramona Adler è infatti un personaggio che vive una forte caratterizzazione, la sua natura emerge impetuosa attraverso un percorso di formazione lungo e tortuoso, coinvolgendola in molteplici esperienze psicosensoriali, dal tatto all’olfatto, dalla dimensione onirica a quella terrena, confondendo sempre più sogno e realtà. Un romanzo dove il destino sembra incombere costantemente sui personaggi, instaurando un rapporto di conflitto, di lotta, di separazione tra il ciò che è e il ciò che dovrebbe essere. Ramona Adler è un’eroina inusuale, sicuramente disorientata all’inizio, ma con un disperato bisogno di una verità che molto spesso le porterà dolore. Un personaggio nel quale l’autrice sembra quasi identificarsi, in una dimensione dove scritto e scrittore diventano parte della stessa unità. È interessante notare come la Curci abbia strutturato il libro nel solco di una precisa ringkomposition, che consente al lettore di chiudere il romanzo nello stesso luogo in cui l’ha cominciato ma con un personaggio davanti assolutamente diverso, che, se ancora appare fortemente tormentato dai dubbi, risulta allo stesso tempo più maturo e consapevole del percorso svolto. Ramona Adler non è una figura passiva, ma al contrario pare costantemente in movimento, sia nei momenti di buio che in quelli di luce; ciò dipende anche dalla sua natura divina, il cui destino pare voglia costringerla sulla terra al fine di farle svolgere un percorso di espiazione per rimediare alle proprie fragilità, creando nel romanzo una fitta interconnessione con la realtà ultraterrena mediante lo strumento onirico.

Al fianco di Ramona si distingue nel romanzo Marisa, personaggio che condivide con la protagonista uno stretto rapporto di amicizia, al corrente di molti dei chiaroscuri che distinguono la protagonista. Entrambe lavorano presso una casa editrice, la Vestalia, dove la Adler si distingue per le qualità quasi oracolari che ha nella predizione dei guadagni editoriali; qui la protagonista lavora da quasi dodici anni, da quando ha deciso di scappare da Messina dopo aver vissuto sulla propria pelle l’incidente fatale per entrambi i genitori, convincendosi che Napoli sarebbe stato il posto giusto da cui ripartire. A Napoli la protagonista svolge un vero e proprio percorso di rinascita, corrotto però dagli immancabili spettri del passato, che le fanno compagnia tanto nei sogni quanto nella realtà, anche attraverso la figura di Gabriel Greco, abile critico letterario nella realtà e amante della Adler nella dimensione divina. La millenaria passione che li travolge è infatti osteggiata dal destino, che li vorrebbe al contrario eternamente separati. Leggendo le pagine di questo libro sembra quasi di ritrovare quelle antiche riflessioni che Eschilo proponeva nelle sue opere, ammonendo gli uomini dell’estremo pericolo rappresentato dalla ubris, la tracotanza, la sfida agli dèi e al fato, che comportava fatali conseguenze. Un po’ solcando le stesse orme di Prometeo, la Adler sembra sfidare ciò che il destino ha disposto, in uno scenario però tipicamente romantico, fatto di tante tinte oscure che accompagnano il lettore pagina per pagina. Per questo non ci sembra affatto banale la scelta di individuare Greco nel capro (tragos in antico greco), animale che ha rappresentato l’origine etimologica della tragedia in Grecia. Ed è per questo che la Adler non può non affrontare anche lei una tragedia, personalissima e individuale, causata dalla sua sfida al destino, dalla volontà di scrivere la sua storia, di esercitare il libero arbitrio contro una sorte che non le è propria. Ramona Adler ha una necessità impellente di strappare la penna della vita dalla morsa del fato e lo fa (a differenza di un eroe come Prometeo che vuole che gli uomini conoscano la tecne al fine di evolverli nelle loro conoscenze, con un intento quindi solidaristico) per il disperato bisogno di amore, mossa da una necessità non solo ideologica o morale ma innanzitutto personale e autentica.

Non sono da meno anche quei dettagli che la Curci inserisce con sapienza nel suo romanzo, creando atmosfere simboliche intorno ai personaggi: suggestive quindi le descrizioni dei profumi con cui sceglie di colorare i luoghi di significati, come il timo nel primo capitolo, simbolo della forza vitale e del soffio della vita, accompagnato non a caso dalla piantaggine, alludendo alla menzogna da cui è circondata o ancora il geranio, che con la carica allusiva alla consolazione renderà l’ultimo capitolo ancora più denso e sconvolgente.

“L’inverno di Ramona Adler” è un libro dove la protagonista svolge un percorso di maturazione insieme al lettore, in un viaggio che li porterà a chiedersi fino a che punto l’amore possa sfidare il destino, fino a che punto il libero arbitrio possa sfidare la realtà, fino a che punto l’uomo possa sfidare la vita, persino la propria.

 

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