STUPIDARIO LINGUISTICO: CONVOCARE UN TAVOLO


di Luciano Galassi 

Il verbo “convocare” deriva dalle parole latine “cum” (insieme) e “vocare  (chiamare,  da  vox” ► voce): nel Grande Dizionario della Lingua Italiana  di Salvatore Battaglia troviamo che significa “invitare una o più persone a un’adunanza, per discutere o decidere su argomenti di grande importanza  (pubblici o privati);  far venire una o più persone in un ufficio, presso l’autorità giudiziaria o amministrativa ecc.”; più sinteticamente, per il Vocabolario Illustrato della Lingua Italiana di Devoto-Oli, vale: “riunire, adunare con apposito ordine o invito”;  per il  Novissimo Dizionario della Lingua Italiana  di Fernando Palazzi vuol dire “chiamare più persone in un luogo per far adunanza e discutere di questioni importanti“; infine il Vocabolario della Lingua Italiana compilato da Nicola Zingarelli riporta: “far venire; invitare a riunirsi quelli che fanno parte di un corpo legislativo, politico, accademico,  amministrativo ecc.”.

È chiaro quindi che solo a persone, ad esseri umani, si può destinare una convocazione: e così il Preside dell’Istituto convoca i docenti, il Commissario della Nazionale di calcio convoca i giocatori selezionati, il Ministro degli Esteri convoca l’ambasciatore di un Paese straniero per chiarimenti, si convocano illustri medici per un consulto su un caso clinico difficile e così via.

Inizialmente le persone chiamate (convocate) erano avvertite a viva voce da un messo del Princeps o di altra Autorità, poi si affermò la comunicazione in forma scritta.

Nel parlare comune, in un senso estensivo ma corretto, si fa anche riferimento all’Organismo collegiale che comprende le singole persone che lo compongono talché si parla di “convocare l’Organismo” intendendo però chiamare all’adunanza ciascuno degli individui che ne fanno parte: si convoca il Consiglio Comunale (ma in realtà l’invito è rivolto ad ogni consigliere),  l’assemblea di Condominio (ma la lettera raccomandata la riceve ciascun condomino), le Camere del Parlamento (ma i destinatari sono i deputati e senatori uti singuli), e così via dicendo: gli Stati Generali, il Concistoro  (riunione solenne dei Cardinali presieduta dal Sommo Pontefice), la Commissione Aeroportuale, la Consulta per l’Immigrazione ecc. ecc.

È opportuno ribadire che gli Organismi sono astrazioni giuridiche cui danno valenza e sostanza gli esseri umani che ne fanno parte: al riguardo è illuminante ricordare che Papa Benedetto XV, in occasione del Concistoro  convocato per decidere in merito all’assegnazione di vescovi a diocesi vacanti, il 22 gennaio 1915 tenne un discorso ai porporati che intitolò “CONVOCARE VOS”,  cioè  Convocare voi (cardinali)”, che componete e  siete’ Il Concistoro.

Da tutto quanto detto finora consegue che è improprio l’uso del verbo “convocare” per riferirsi ad eventi, manifestazioni, pratiche politiche o modalità giornalistiche e così via, perché tutte le fattispecie rientranti in questo insieme sono concetti astratti e non persone né raggruppamenti già definiti di persone specifiche e determinate o determinabili.

È errato perciò parlare di “convocazione” a proposito di:

- un’adunanza: ad es. “ l’‘adunanza aperta’, con la partecipazione dei cittadini, è stata convocata dal Presidente del Consiglio comunale…”.  In realtà qui c’è una convocazione, con partecipazione facoltativa, rivolta a tutti i cittadini aventi la residenza legale nel Comune interessato;

- una riunione o un incontro: ad es. “il Ministro ha chiesto al Capo del Governo di convocare una riunione con le Regioni“; in realtà la richiesta è di convocare i rappresentanti delle Regioni per un incontro ad hoc;

- elezioni: ad es. “il Presidente ha detto di voler emettere al più presto un decreto per convocare nuove elezioni legislative “; in realtà l’intenzione è di  indire” le elezioni, per le quali i cittadini aventi diritto saranno poi chiamati  (“convocati”)  per esprimere il voto;

- un referendum: anche un referendum non può essere convocato ma solo indetto; per celebrarlo concretamente i cittadini verranno chiamati ad esprimere il voto; 

- un’audizione:  ad es. “Finanza locale - la proposta dell’ANCI è quella di convocare un’audizione, presso la Commissione Finanze della Camera, per approfondire ed analizzare la problematica ed avanzare proposte”. In realtà l’ANCI chiede che venga fissata un’audizione nella quale poter esporre in contraddittorio, attraverso suoi rappresentanti, le proprie posizioni ed i relativi pareri;

- una conferenza-stampa: in realtà si convocano (si invitano) i rappresentanti della stampa con i quali si vuole conferire per esporre alcunché, accettando di rispondere alle loro domande.

In tutti i casi più sopra esemplificativamente riportati bisognerà parlare sempre e soltanto di  indire” oppure di “organizzare”, “programmare”,   prevedere”,  celebrare”,  fissare” e simili.

L’uso erroneo di “convocare” produce effetti paradossali e perfino umoristici se non proprio ridicoli, come nel caso in cui si parla di convocare un “tavolo”: come può quest’oggetto rispondere all’appello? È una domanda senza risposta, ma vediamo qualcuna delle “perle” da noi spigolate:

a) Atti parlamentari   -   pag. 6542   -   della Camera dei Deputati   XIV Legislatura  -  Allegato B ai Resoconti   -   Seduta del 3/12/2002: “La Camera impegna il Governo a convocare un tavolo istituzionale che coinvolga il Ministro dell’Interno e il Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali, rappresentanti di Confindustria, rappresentanti sindacali e dell’associazionismo al fine di esaminare i problemi emersi e trovare collegialmente soluzioni positive”;

b) Comunicato stampa del Ministero dello Sviluppo Economico in data 5/7/2006, avente ad oggetto “TAXI: il Ministro pronto a convocare tavolo il 7 luglio in caso di stop agitazioni”: “il Ministro conferma la propria disponibilità,  in caso di cessazione delle agitazioni in corso, a convocare il tavolo di confronto con i rappresentanti delle organizzazioni dei taxisti”;

c) La proposta di una ministra, nel luglio del 2007, di “convocare un tavolo di concertazione per un piano di azione condivisa per la piena affermazione dei diritti delle donne”.

Il tavolo, umile ed utile oggetto, negli ultimi anni viene convocato ad ogni pie’ sospinto, mostrandosi sempre duttile e versatile, tanto da essere di volta in volta - secondo la bisogna - “istituzionale”, “di discussione”, “di confronto”,  “di concertazione” o di che altro!

Io proporrei di restituirlo in esclusiva alle domestiche funzioni di sempre:  utilizziamolo dunque - senza mai più convocarlo! -  come piano di appoggio, come strumento di lavoro o di studio, per la mensa quotidiana o per i nostri svaghi: una sfida a scacchi, una sfida a Monopoli, uno scopone scientifico, oppure - dopo averlo messo in ghingheri col panno verde - un’adrenalinica partita a poker da giocarsi fino all’ultimo rilancio od all’estremo bluff.    

© RIPRODUZIONE RISERVATA


Luciano Galassi, dirigente d’azienda a riposo, è appassionato di enigmistica, letteratura italiana del ’900 e napoletanistica. Tiene corsi di lingua spagnola di base presso la sede di Napoli dell’Associazione Nazionale 50&PIÙ, di cui è anche membro del Consiglio Direttivo, presso la sede UNITRE di Napoli-Piazza Immacolata, di cui è anche Vice Presidente, e presso l’Associazione Culturale vomerese Eurios. Nel 2013 si è classificato primo, per la Sezione “Lingua”, al Premio di Poesia “Raffaele Viviani” e nell’ottobre del 2015 l’Accademia di Alta Cultura “Europa 2000” gli ha conferito la Targa d’Onore Accademica per la cultura.
Con la casa editrice Kairós ha pubblicato: nella collana di saggistica “All’ombra del vulcano”, i testi ’O mellone chino ’e fuoco, Acqua ’e maggio, Le zandraglie, Mannaggia Bubbà, Asso ’e coppe, Chianette e carocchie, Cucozze e caracazze, Figlio ’e ’ntrocchia, Nonna nonna, nunnarella;  nella collana di narrativa “Storie di Megaride”, la raccolta di racconti Sigma più; nella collana di narrativa “Sherazade”, la sìlloge di racconti Venere all’incanto e il romanzo 101 sfumature di eros.
Nel 2015 per Guida-Kairós sono usciti Salùtame a sòreta e la nuova edizione, riveduta e ampliata, di Wellerismi napoletani.




Commenti